sabato 26 gennaio 2013

3. Il Giardino dei Blackbone - III parte

John Blackbone entrò nello studio di Burton e si sedette. Il Console notò subito l’espressione tesa e preoccupata del suo segretario.
“Notizie da Henriette e i bambini?” chiese, sperando in una risposta che confermasse che stavano tutti bene.
John fece scivolare un involto di carta sulla scrivania fin sotto il naso del Console. Burton lo aprì: c’erano due buste. Una conteneva un telegramma, l’altra una lettera.
“Ho ricevuto tutto un’ora fa” precisò Blackbone. La posta, infatti, gli veniva recapitata una volta al mese.
Burton non mosse un muscolo e lesse il telegramma spedito da Nora tre settimane prima, pressappoco alla fine di luglio: Situazione grave. Stop. Urgente tuo arrivo. Stop. Bambini bene. Stop.
Il Console aggrottò le sopracciglia. Strano, pensò, se le cose sono gravi come mai la moglie non ha scritto nulla? La lettera, anche quella inviata da Nora, del resto aveva un tono completamente diverso rispetto al telegramma.

Caro John,
per prima cosa desidero scusarmi con te per il telegramma. Ti sarai preoccupato e per questo motivo ti scrivo una lettera, così da spiegarti per esteso cosa è successo e riportarti alla tranquillità. Sappi comunque che qui stiamo tutti bene e aspettiamo con gioia il tuo arrivo. La casa ha uno splendido giardino, ammirato dai vicini e dai conoscenti, tanto che si parla in giro di questo “giardino dei Blackbone” come di una piccola oasi nel cuore di Trieste… ma ritorniamo a noi e alla faccenda del telegramma.

mercoledì 23 gennaio 2013

3. Il Giardino dei Blackbone - II parte

Ai primi di luglio la casa era definitivamente risistemata e Nora pensò che un cane dal carattere dolce ma addestrato per la difesa era quel che ci voleva. Henriette all’inizio si mostrò perplessa per via dei danni che il giardino avrebbe potuto subire (i cani scavano, ripeteva) ma essendo Nora preparata a tali obiezioni passò un’intera settimana a sottolineare come due donne sole con bambini in una città sconosciuta fossero un ottimo bersaglio per ladri e malintenzionati in genere.
Sapeva che il carattere nervoso e pavido della cognata non sarebbe stato in grado di sopportare il minimo timore di un’aggressione e così le bastò mettere in evidenza tutte le notizie su furti e omicidi che riusciva a reperire presso amici e conoscenti.
Nel primo pomeriggio del 18 luglio 1870 Prince of Wales entrò nel giardino dei Blackbone scodinzolando e saltando intorno a Philip come un agnellino. Nora era andata a prenderlo dal cugino della signora Ananian, Pietro, che possedeva tre rottweiler, due maschi e una femmina. Il maschio più giovane era figlio degli altri due e avendo ormai quasi un anno e mezzo iniziava a competere con il padre per la supremazia nel branco. Cosa piuttosto pericolosa, perché prima o poi il cucciolone avrebbe sfidato a morsi il cane più anziano e Pietro non sopportava l’idea che uno mostrasse le zanne all’altro. Erano una famiglia, canina, ma pur sempre una famiglia. Così, durante un tè pomeridiano al quale erano state invitate anche Nora e Henriette, sapendo del loro progetto, Pietro aveva offerto Prince.

lunedì 21 gennaio 2013

3. Il Giardino dei Blackbone - I parte


Questo racconto trae spunto dalle conversazioni su sir Richard Burton (famoso esploratore, poliglotta, nonché console britannico a Trieste dal 1870 al giorno della sua morte) fatte con Mick Walton e Riccardo Cepach e dall'osservazione di una casa particolare, sita nelle vicinanze dell'allora residenza consolare (attuale villa Economo, ex villa Gossleth), e probabilmente tuttora dimora dell'ultimo console onorario britannico. 
La casa, ora in rovina, si trova in Vicolo delle ville (fra via Tigor e largo Promontorio) e qui vi ambiento la vicenda di Nora Blackbone, sorella del segretario del console sir Richard Burton, e della sua famiglia.


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Nora Blackbone sbarcò a Trieste nel giugno del 1870. Aveva lasciato Damasco dopo esserci vissuta per una decina d’anni insieme al fratello maggiore, segretario presso il consolato britannico, e alla di lui famiglia, composta dalla moglie francese Henriette d’Auvergne e due bambini di sette e cinque anni: Philip e Isabel.
John Blackbone aveva accettato di seguire in Europa il suo superiore, Sir Richard Francis Burton, sperando di rimettere piede in Inghilterra in capo a un paio d’anni e dare così ai propri figli quella che considerava un’educazione decente.
Nora, la moglie e i bambini precedettero John nel trasferimento con il compito di preparare la nuova casa e fu in quei sei mesi che alla donna si aprì il varco su un mondo che aspettava, silente, alle soglie della sua coscienza. 

2. Paradiso perduto

Of Mans First Disobedience, and the Fruit

Of that Forbidden Tree, whose mortal tast

Brought Death into the World.

(J. Milton, Paradise lost, Book I., Incipit)





1. Barbablù

Ogni settimana tenevo due aule, il martedì e il giovedì mattina.
Tra le mie alunne, Maddalena aveva una particolare autodisciplina, che la portava a seguire puntigliosamente le mie istruzioni su come utilizzare un programma di impaginazione.
Una di quelle mattine, dopo aver finito un esercizio di formattazione del testo, mi si avvicinò e mi disse di non aver capito un passaggio.
Guardai l’orologio: era tardi e, proprio quel giorno, lo sapevo, non ci saremmo potute fermare di più perché le postazioni servivano all’insegnante di web design per la lezione successiva.
Le proposi quindi di riprendere il discorso da un’altra parte, offrendole un caffè a casa mia, dove non avremmo avuto limitazioni di sorta nell’uso del PC.
Non appena fummo da sole, mentre stavo avviando il computer, sentii che il suo silenzio era carico di tensione.

Benvenuti

In questo giardino troverete racconti neri. Coglieteli come fiori dal profumo insolito, ma state attenti all'effetto sui vostri sogni.